Il sud lo vedi subito quando ci stai. Il sud è quel posto dove le parole sono solide e prendono le forme astratte dei gesti rapidi che le accompagnano nel discorso, degli sguardi che pretendono attenzione, dei petti che si avvicinano come rinforzo alla ragione, delle mani che ti toccano nella necessità di dover convincere. Al sud la parola è proclama, comizio, esibizione. Al sud ogni storia è teatro, dramma, messinscena. Le storie del sud sono tragedia greca e la geografia anfiteatro, l’umanità è platea e la voce è alta affinché tutti possano sentire. Al sud non parli mai ad uno. Non è conversazione quella che puoi fare. Le parole, al sud, quando raccontano storie di disgrazia, di nostalgia, di malattia, di malgoverno proprio e degli amici, di qualche parente, di un conoscente o di una generazione intera, cercano approvazione espansa, cenni degli occhi molteplici, spalle mosse da rassegnata ineluttabilità. Le parole tristi sono solide e dure, ché tutti possano farsene carico, che ognuno possa prenderne una parte e dividerne il peso con gli altri, per alleggerire. Le tasche, a meridione, son piene di parole pesanti e i passi sono lenti, dolenti.
Le storie del sud, quando sanno di felicità, invece, quando raccontano di fortuna, di benessere, di gioia, sfornano parole sottili, bisbigli che il vento sparpaglia. Le storie buone sono come l’onda che si frange sullo scoglio col boato del tuono e lascia intorno l’aria frizzante che subito si ritira. Come il mare, che per timore di essere intrappolato nella roccia torna indietro appena può, le parole sottili sferzano l’aria per un attimo e spiovono al suolo e subito spariscono per timore che quella ricchezza venga rubata, quella felicità portata via, quel fresco raro profittatto da molti fannulloni immeritevoli. Al sud le parole grevi si dividono e si gridano e la povertà si spartisce col clamore della festa mentre le parole leggere si sussurrano e si nascondono come la ricchezza che si accumula sorda nella casa di uno e il silenzio è cassaforte per i ladri.
Il sud lo vedi quando ci stai, è quel posto dove il disgraziato ha le tasche piene di parole di pietra. Il sud lo vedi quando ci stai, è quel posto dove la musica ripete, il ballo ossessiona, il canto invoca i santi e la voce squarcia per guarire la malattia, per scacciare i diavoli, la sfortuna e il guaio. Il sud è anche quel posto dove il ricco viaggia leggero con le sue braghe di tela, muto, come al suo funerale.